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Biofeedback e sport

biofeedback e sport

Biofeedback e sport: la tecnologia e la psicologia che collaborano per la preparazione atletica.

Nello sport la ricerca del successo è una delle maggiori ambizioni, e ciò avviene attraverso un duro allenamento ben pianificato e una continua ricerca di metodi per migliorare le proprie prestazioni.

Nell’attuale mondo dello sport competitivo, gli atleti sono alla continua ricerca di metodi per diventare più performanti, più forti fisicamente così da eccellere nella loro disciplina sportiva. 

I progressi tecnologici nelle attrezzature sportive (es. arco e frecce, racchette da tennis, mazze da golf e da baseball ecc.) vanno di pari passo con i miglioramenti dell’allenamento i quali hanno permesso di soddisfare le crescenti richieste di prestazioni dello sport moderno.

Negli ultimi anni, tuttavia, molta più attenzione è stata posta sul lato mentale della competizione.

Secondo Williams e Krane (2001), per la maggior parte degli atleti e degli allenatori la preparazione psicologica è vitale per il successo atletico professionistico

Uno degli obiettivi principali della preparazione psicologica nello sport infatti è allenare ed insegnare agli atleti a far fronte allo stress competitivo e a tutte le dinamiche ad esso connesse. 

L’atleta dovrebbre apprendere pratiche e tecniche psicologiche che possono aiutarlo a superare barriere mentali limitanti nella propria disciplina come, ad esempio, un alto livello di ansia, assenza di concentrazione o difficoltà a recuperare da un infortunio (Hardy, Jones & Gould 1996: Moran , 2004).

Uno dei diversi obiettivi dell’atleta affinché possa raggiungere le prestazioni ottimali è quello di apprendere strategie volte ad ottenere un controllo volontario su specifiche funzioni biologiche.

Nello sport sono state suggerite molteplici strategie per la regolazione e il controllo volontario (Williams, 1993) tra cui la regolazione tramite rilassamento e dell’attivazione fisica, l’imagery, la gestione dell’emozioni: il Biofeedback (BF) e Neurofeedback (NF) sono risultate però le più efficaci nel facilitare l’apprendimento dell’autoregolazione.

Gli interventi di BF e NF si basano sul principio psicofisiologico presentato da Green e Walters (1970) il quale afferma che ad ogni cambiamento fisiologico è associato un concomitante cambiamento nello stato mentale ed emozionale e, viceversa, ad ogni cambiamento, conscio o no, nello stato mentale ed emozionale è associato un corrispondente cambiamento nello stato fisiologico.

Gli interventi di BF e NF si basano sul principio psicofisiologico presentato da Green e Walters (1970) i quali affermano che ad ogni cambiamento fisiologico è associato un concomitante cambiamento nello stato mentale ed emozionale e, viceversa, ad ogni cambiamento, conscio o no, nello stato mentale ed emozionale è associato un corrispondente cambiamento nello stato fisiologico.

Il monitoraggio di tali cambiamenti, della mente e del corpo e la loro focalizzazione per l’atleta è indicato come feedback biologico o biofeedback (vedi Schwartz, 2003, per una revisione completa delle definizioni).

Utilizzando dispositivi elettronici di monitoraggio, l’atleta può visualizzare questi cambiamenti fisiologici e vedere come e perché cambiano da uno stato di riposo ad uno di pratica in un ambiente fonte di un possibile aumento di tensione.

L’obiettivo finale è che gli atleti apprendano a regolare le loro funzioni psicofisiologiche per consentire il massimo delle prestazioni, , soprattutto in situazioni di tensione e competizione.

Come mostrato nella Figura 1, lo stress competitivo (1) è spesso accompagnato da variazioni negli indici fisiologici (ad es. aumento della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna, della tensione muscolare e della respirazione) (2). 

Dati questi cambiamenti il BF diventa fondamentale per l’apprendimento e e migliorare le capacità  di auto-monitoraggio e autoregolazione con diverse modalità e device (3). 

Il risultato finale sarà determinato non solo dall’apprendimento di tali abilità, ma anche dalla percezione dell’atleta, (4) portando di conseguenza al miglioramento delle prestazioni (5) sotto stress competitivo.

biofeedback e sport
Figura 1. Fonte: Blumenstein, B., & Orbach, I. (2012b). Psychological skills in sport: Training and application. Hauppauge, NY: Nova Science Publishers.

Ad esempio, alcuni atleti tendono a respirare in modo improprio o contrarre i muscoli delle spalle. Tutto ciò può interferire con le risposte del corpo e causare sensazioni di panico o ansia. Lavorando sulla respirazione e sul rilassamento muscolare tramite BF, questa tendenza può essere cambiata consentendo all’atleta di muoversi più agevolmente e di agire con maggiore lucidità acquisendo una maggiore conoscenza e consapevolezza di sé.

L’atleta può ricevere feedback visivi e acustici istantanei sulla propria attività corporea, sia in stato di rilassamento/riposo che in stato di attivazione/stress, tramite sensori collegati in diverse parti del corpo.

Durante una seduta i sensori posizionati in varie parti sul corpo dell’atleta monitorano la sua attività emotiva e fisiologica, sia in stato di rilassamento e riposo e sia in stato di agitazione o stress. Ad esempio, la tensione muscolare negli avambracci può essere osservata quando un atleta effettua un tiro critico nel golf. Questa informazione viene quindi inviata al golfista attraverso toni acustici che variano d’intensità o con immagini grafiche di linee e colori visualizzati su di uno schermo di computer. 

Una volta che un golfista riconosce che il risultato di un’errata prestazione è frutto di un movimento muscolare in eccesso, il passo successivo sarà quello di apprendere strategie volte ad effettuare quei cambiamenti fisici necessari affinché sia più rilassato muscolarmente durante il colpo.

Con il feedback, acustico e/o visivo, il golfista può quindi scoprire un collegamento tra il modo in cui il corpo risponde in diverse situazioni di gioco e i risultati ottenuti, lavorando tramite la propria regolazione.

Riferimenti Bibliografici

-Blumenstein, B., & Orbach, I. (2012b). Psychological skills in sport: Training and application. Hauppauge, NY: Nova Science Publishers.

-Green E., Green A. e Walters E. (1970). Voluntary control of internal states: Psychological and physiological. Journal of Ttranspersonal Psychology, 2, 1-26.

-Hardy, L., Jones, G., & Gould, D. (1996). Understanding psychological preparation for sport: Theory and practice of elite performers. Chichester, UK: Wiley.

-Moran, A. P. (2004). Sport and exercise psychology-A critical introduction. London: Routledge.

-Schwartz NM, Schwartz MS: Definitions of biofeedback and applied psychophysiology. In Biofeedback: A Practitioner’s Guide. 3rd ed. Schwartz MS, Andrasik F, Eds. New York, Guilford Press, 2003, p. 27–42.

-Williams J.G., (1993). Motoric modeling: Theory and research. Journal of Human Movement Studies, 24, 237-270.

-Williams, J. M., & Krane, V. (2001). Psychological characteristics of peak performance. In J. M. Williams (Ed.), Applied sport psychology: Personal growth to peak performance (4th ed., pp. 137–147). Mountain View, CA: Mayfield.

-Stizza, D. (2020). Biofeedback e sport, Giuseppe sacco (a cura di). In Promuovere il benessere: trattare I disturbi. Alpes: Roma, 2020.

Dott. Daniele Stizza
Psicologo membro dell'Ordine degli psicologi della regione Lazio (n. 24026); Psicologo regionale federale della Regione Lazio presso F.I.G.C; Preparatore Mentale di 1° Grado per il Tennis; Certificazione II° livello in Bio e Neurofeedback presso la BFE (Federazione Europea di Biofeedback). Preparatore Mentale nell'amibto degli eSports

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